Donne italiane di successo per la rivista Forbes
In Italia oltre il 50% delle donne sono disoccupate; la media dei Paesi OCS è del 42.8%
Rispetto al tema della leadership femminile, i dati sono ancora più sconfortanti: a livello globale, solo il 27% delle posizioni manageriali è occupato da donne. La nostra nazione, con il 18% di manager donne (di cui solo 3% CEO), è ancora più drammaticamente indietro.
Il gap di rappresentanza va dal settore privato alla politica: i partiti si schierano per la parità di genere a parole, non nei fatti. Nelle recenti presidenziali non c’è stata una convergenza effettiva su una donna, una candidata nonostante l’impegno di eleggere la prima Presidentessa dalla maggioranza dei partiti.
Tanta distanza anche nella gestione della crisi del Covid-19. Il 70% dei posti di lavoro nella sanità e nel sociale sono occupati da donne, ma nelle task force di risposta al Covid si arriva a stento al 24% di presenza femminile. Insomma, il soffitto di cristallo rimane quasi intatto.
Una componente chiave per sbloccare la partecipazione delle donne nella forza lavoro è investire sui talenti, inserendo in azienda candidate donne per farle avanzare lungo il percorso di carriera, attraverso percorsi di formazione e di mentoring.
Sono valide le priorità delineate dal G20 Empower, alleanza pubblico-privata del G20:
• Assicurare la flessibilità lavorativa: il mantenimento della flessibilità degli orari di lavoro e il lavoro da remoto è una misura da mantenere.
• Ridistribuire il peso della cura: gli investimenti sulla scuola dell’infanzia e su strumenti volti a supportare la gestione di lavoro e vita privata di entrambi i genitori sono il punto di partenza. Il G20 è convinto che serve un approccio drastico per generare un cambiamento: il congedo parentale obbligatorio ed equivalente tra donne e uomini. La proposta di aumentare il congedo parentale in Italia a 3 mesi è quindi un passo importante.
• Creare una cultura di parità: le barriere culturali e gli stereotipi di genere influenzano il corso della carriera delle donne, ed è necessario un cambio di mentalità. Serve lavorare sulla scuola, sul linguaggio e i modelli che vengono dati in TV, nei libri e nei media per sradicare i pregiudizi. Le aziende e la pubblica amministrazione devono, in parallelo, promuovere uno sforzo di formazione contro i pregiudizi e adottare meccanismi di controllo severi.
• Investire nella formazione: bisogna investire in politiche di attrazione dei talenti, creare piani di promozione per far avanzare le donne nella forza-lavoro. E adottare regolamenti sulla trasparenza dei salari per far emergere le discriminazioni esistenti. Le quote e i targets sono uno strumento efficace, ci dice il G20 Empower. Lo ha fatto, ad esempio, la Francia per assicurare una presenza effettiva di donne a livelli esecutivi, sia all’interno dei cda sia all’interno delle aziende e della politica.
(Fonte: Gaia van der Esch, www.forbes.it)